
Coaching FlashMob – 22 ottobre 2015
Il coaching come strumento di management
Sintesi dell’intervento del Prof. Giovanni Costa
Prof. Emerito Università di Padova e Vice Presidente Board of Directors di Intesa San Paolo
Il Prof. Costa focalizza il proprio intervento sulla relazione tra il sistema di costruzione delle competenze nella scuola e nella formazione manageriale e le esigenze delle aziende, mettendone in evidenza alcuni limiti. Nello stesso tempo cerca di fornirci una chiave di lettura e di interpretazione che possa fungere da leva per un modo di agire contestualizzato all’epoca nella quale ci stiamo muovendo.
Ciò che si rileva, è sì un potenziale alto in uscita dalle scuole, ma che poi, inserito nel contesto organizzativo, risulta spesso non funzionale alla mission e agli obiettivi aziendali. Gli imprenditori si aspettano che siano i propri collaboratori a dirgli cosa fare, viceversa i collaboratori si aspettano di poter acquisire un’esperienza pratica che la formazione non fornisce.
Citando Normann e il suo pensiero “Non esiste una buona business idea che non abbia in sé una personell idea”, il Prof. Costa spiega l’importanza di attivare un ciclo virtuoso di valorizzazione delle risorse umane, un ciclo che metta in moto una relazione fruttuosa tra la generazione di competenze e l’azienda; che riesca ad integrare in modo costruttivo gli aspetti del contratto di lavoro, per sua natura incompleto, nei suoi termini tecnico-giuridici e in quelli psicologi, riguardanti le aspettative e le implicazioni emotive, che rimangono spesso implicite e inespresse.
Com’è possibile pensare che si possano sviluppare competenze nel breve periodo, quando viene a mancare la prospettiva di una relazione di continuità (contratto a tempo indeterminato) che permette lo sviluppo di un percorso di crescita ben definito? Solamente accettandone con onestà e trasparenza l’idea sottesa di investimento e di rischio. Il rischio è tanto per l’imprenditore che si trova a investire e a coltivare i talenti delle proprie risorse e a farle crescere, quanto per il lavoratore, che si impegna a sviluppare le proprie competenze e a metterle a frutto in un contesto che potrebbe non rimanere tale nel tempo. Il rischio è accettare che tutto può cambiare e tutto è in divenire.
Una direzione di lavoro dunque per l’azienda e il manager, nell’ottica di creare valore, è favorire l’emergere di un alto ‘commitment’ attraverso la costruzione una solida relazione. Si possono avere molte competenze in azienda, tuttavia senza una forte relazione si rischia di avere un’azienda incompetente in termini di prestazioni, perché queste competenze non contribuiscono alla generazione di valore, le risorse risultano debolmente connesse tra loro; ci sono invece aziende che riescono, anche con basse competenze, a creare alto valore perché hanno saputo costruire relazioni e connessioni forti in cui si rilevano alti livelli di ‘commitment’.
Lo sviluppo delle aziende è strategicamente connesso alla capacità di sviluppare le proprie risorse umane utilizzando la leva relazionale, tutto ciò che in termini di leadership e strumenti può favorire il soddisfacimento di questo bisogno emergente potrà trovare un terreno fertile in cui attivarsi.
La prossima sfida che riguarda da vicino tutti noi adulti è quella di interrogarci su quanto siamo sicuri che i giovani abbiano bisogno di noi oggi e di come si potranno gestire “queste nuove persone antropologicamente diverse”.
A cura di Mascia Alberti